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Il lavoro Paesaggio Limitato e fa parte della collezione Paesaggi nell’anima. E’ nato da un’intuizione, da una visione interiore più che da un luogo reale. E’ una mappa emotiva, un frammento di paesaggio interiore che si svela solo a chi sa leggere tra le pieghe del silenzio.
Nel dipingerlo, ho costruito strati di materia e segni che si intrecciano, ma è quel vuoto in alto a sinistra che ha parlato più forte di tutto. Lì non c’è solo assenza: c’è uno squarcio di luce. Uno spiraglio. Un’apertura sulla possibilità. Non è stato un errore lasciarlo così: è un respiro. Un momento in cui l’anima si fa spazio e cerca di uscire. Quel vuoto non è piatto, non è spento: riflette la luce, lascia entrare lo sguardo, invita a salire.
Là dentro ci si può perdere e ritrovare, come quando si guarda fuori da una finestra e ci si accorge di non osservare il paesaggio, ma se stessi.
Ho scelto toni caldi, terrosi, ma mai gridati. Le linee scorrono come vene su una pelle antica: a volte decise, a volte incerte. Dentro di loro c’è l’eco di memorie che non so se appartengano alla terra o al cuore. Anche i colori più vivaci, come l’arancio e il nero bruciato, non vogliono imporsi: vogliono suggerire. Sono lembi di emozioni sedimentate, come fossili di esperienze interiori.
Quando ho visto l’opera collocata nello spazio di una casa, incorniciata da pareti che sembrano capaci di ascoltare, quel vuoto in alto a sinistra si è fatto ancora più eloquente. Nel dialogo tra l’opera e l’ambiente, si è compiuto il senso del mio gesto: ricordare a chi guarda che anche nel limite esiste un varco, e nei margini più silenziosi si cela, a volte, l’anima stessa.
E’ un paesaggio, sì, ma non da cercare su una mappa. E’ da cercare nel momento in cui si chiudono gli occhi e ci si chiede dove sei, davvero.

Aggiunto il 24 apr 2025

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